GEA e-paper n. 2
Antropocene, profondità di un’impronta
Luca Bonardi
Questo e-paper vuole approfondire il concetto di antropocene, termine nato nell’ambito delle scienze della terra attorno al passaggio di millennio, si è poi ampiamente diffuso e ha fatto breccia anche nelle scienze geografiche.
Alcuni anni fa GEA – associazione dei geografi aveva affrontato la tematica dell’Antropocene adottando una originale chiave di lettura. Il punto di par- tenza era stato fornito dal libro di Amitav Ghosh La Grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile (2017). Questa “cecità” di cui parlava lo scrittore indiano era data dal silenzio della produzione letteraria sul tema del mutamento climatico.
Nella sua argomentazione Gosh si appropriava di un modo prettamente geografico di ragionare: analisi dei siti dove sarebbe stato possibile ricostruire, analisi dei modelli urbanistici, presa in considerazione del senso del luogo degli abitanti (v. GEA paesaggi territori geografie, n. 38/2018). Lo scrittore (e antropologo) è poi ritornato sulla questione nel suo recente libro La maledizione della noce moscata. Parabole per un pianeta in crisi (2022). In questo caso la distruzione di un villaggio delle Isole Banda nell’arcipelago indonesiano avvenuta nel 1621 veniva vista come una grande parabola della forma assunta dalla Terraformazione. Questo neologismo sorto negli anni 1940 nel mondo della fantascienza, è poi entrato nel linguaggio degli approcci sociali critici ed è stato usato per testimoniare della creazione di neo-Europe coloniali con la relativa distruzione di interi territori e delle loro culture. Gosh evoca così una perfetta rappresentazione di uno dei primi passi del periodo antropocenico e del suo carattere globale.
Dopo aver dedicato il primo e-paper della nuova serie alla questione del paesaggio (n. 1, Ritorno al paesaggio), con questo seconda uscita desideriamo approfondire la questione dell’Antropocene. Il termine, nato nell’ambito delle scienze della terra attorno al passaggio di millennio, si è poi ampiamente diffuso e ha fatto breccia anche nelle scienze geografiche. Esso mette perfettamente in evidenza il carattere globale dell’antropizzazione della Terra con le sue drammatiche conseguenze. Occorre dire che, nel corso degli ultimi decenni, la questione ambientale ha acquisito nella geografia e più generalmente nelle scienze sociali nuove dimensioni (si pensi ai lavori di autori quali Bruno Latour, Tim Ingold o ancora Philippe Descola).
Ma quali potrebbero essere i contorni di una “Geografia dell’Antropocene”? Se la traiettoria generale è abbastanza ben conosciuta, le dimensioni e l’ampiezza dell’impatto antropocenico nei differenti luoghi lo è meno. Mettere in evidenza le differenziazioni spaziali e regionali delle trasformazioni, la loro dimensione scalare, potrebbe costituire una specificità delle discipline geografiche nell’approccio all’Antropocene. È comunque utile riconsiderare le origini di questo momento e delinearne i contorni. È ciò che ci propone Luca Bonardi, professore di geografia presso l’Università Cà Foscari di Venezia, titolare del corso Geografia dell’Antropocene, nonché membro del nostro Comitato scientifico. Il suo contributo intitolato Antropocene. Profondità di un’impronta ci propone di seguire l’evoluzione del concetto, le forme e l’importanza degli impatti antropici, i significati assunti dalle nuove condizioni del pianeta.
Comitato redazionale