Abitare la Terra dopo la pandemia. Una lettura geografica della crisi

Nota introduttiva

Le considerazioni che seguono sono state scritte “a caldo” durante la prima fase della crisi legata alla diffusione del coronavirus e il conseguente confinamento per GEA-associazione dei geografi e ora vengono rielaborate e ampliate per questo e-paper di Coscienza Svizzera.

Ciò che proponiamo è una sorta di cronaca ragionata dedicata a un evento collettivo di cui tutti noi abbiamo fatto esperienza. Quanto si potrà leggere costituisce, appunto, il frutto di un’esperienza drammatica e nel contempo unica che, soprattutto nei primi momenti, ci ha lasciati sconcerti. E nel contempo costituisce il tentativo di razionalizzare e comprendere quanto stava succedendo inserendo le vicende in un contesto più vasto e avvalendosi degli strumenti delle scienze sociali e, in particolare, della geografia umana. Naturalmente molti si sono espressi, con competenze mediche e epidemiologiche specifiche, ma una chiave di lettura che, ci pare, sia stata poco adottata malgrado la sua pertinenza è quella della spazialità: come ogni fenomeno di diffusione anche quello di un’epidemia si propaga infatti in uno spazio e nel tempo.

Quanto avvenuto non ha fatto altro che incidere sulla nostra quotidianità e sui legami di geograficità che ci connettono alla Terra, evidenziando tendenze e fragilità di un mondo globalizzato che pare aver dimenticato di riflettere sulle proprie scelte e sui fondamenti biologici ed ecologici delle società umane. Pensiamo che, dopo diversi mesi, e in una nuova fase della pandemia, la maggior parte delle nostre considerazioni rimanga valida. Contemporaneamente a questo scritto, l’autore ha prodotto, sempre per l’Associazione dei geografi, un piccolo dizionario intitolato “Da abitare a urbanità: quaranta parole per il progetto di territorio”2 . Il lemma “Abitare”, che apre la raccolta, e “Urbanità” che lo chiude, sono due concetti che hanno una vasta portata e che rimandano alle relazioni di territorialità e alla cura del territorio. Geografia e urbanistica non fanno altro che ricordarci l’attenzione che dobbiamo al nostro pianeta e il saggio che qui presentiamo e le “40 parole” che abbiamo evocato vanno di pari passo: l’approccio geografico e territorialista che pratichiamo può essere visto come una risposta ai problemi generati da questa crisi.

Lugano, agosto 2020

L’autore

Claudio Ferrata, geografo, è dottore in Scienze economiche e sociali dell’Università di Ginevra e opera come consulente nel campo della Cultura del territorio e dell’Urbanistica. È autore di diversi studi su questioni territoriali e paesaggistiche. Il suo ultimo libro dal titolo “Nelle pieghe del Mondo. Il paesaggio negli anni della Convenzione europea” (Meltemi, 2020) è stato pubblicato in primavera.

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