L’etica della territorialità nell’era del digitale
Ripubblichiamo l'articolo di Remigio Ratti apparso su L'Osservatore il 17 agosto 2024.
Ti piace la geografia? Sì, ho delle belle note.
Cos’è la geografia? Montagne, fiumi, laghi… li conosco quasi tutti per nome. Così risponde, quasi annoiata, la nipotina quindicenne, zurighese in vacanza in Ticino. Tutto qui? E sul tuo quartiere non mi dici niente? Sul suo viso appare un velo di sorriso. Il mio quartiere è tutto in pendenza… e mi guarda per capire se realizzo. Con tante case, quelle dei ricchi e quasi nessuno (esita un poco) ha la pelle di colore. Ma io abito in una cooperativa; sai ci abbiamo messo molto tempo…, prima abitavamo alla Langstrasse, un quartiere tutto al contrario, pieno di gente di tutti i colori, vivace e povero. 6+, è la nota che ti darei. A questo tipo di risposta riflessiva, sottilmente critica ci sarà arrivata grazie alla scuola che è andata oltre il nozionismo o da sola? L’importante è il risultato, che fa ben sperare. Poi, si rimette alla tastiera dell’iPad del suo mondo digitale; quello che annulla tempo e spazio.
Siamo in vacanza e non era il caso di continuare chiedendole se sapesse indicarmi sulla carta l’Ucraina, Israele, il Giappone e il Sudafrica. Forse, l’avrebbe fatto; puntando il dito sul luogo o, anche con un approccio a mo’ di quello zurighese? Tra stereotipi di sempre e narrazioni occulte oppure con la capacità di porre interrogativi? Per noi tutti, è facile cadere nella sufficienza; di chi la geografia la snobba perché ormai ha viaggiato in mezzo mondo. Il GPS non ci ha forse affrancato dalla vecchia geografia? Lui che in un baleno ti interconnette. Senza bisogno di una comunità viva, magari aggrappata ad un villaggio di montagna; delle città, disegnate e cresciute sulla capacità di contenere l’ostacolo della distanza e del tempo. Poi la città diffusa e i processi di metropolizzazione; il digitale e il web a rendere nulle le variabili del tempo e dello spazio.
«Siamo alla tecnoscienza che va dritta per la sua strada – scrive Claudio Ferrata – in una «visione funzionalista/ efficientista che ormai ci prende per mano, senza discutere dei fini, senza interrogarsi sulla dimensione etica delle nostre scelte e delle nostre azioni».
C’è chi ritiene che «l’idea di territorio sia giunta al capolinea, superata da un’idea del Mondo fondata sulla connessione e sulla connettività, sulla costante interazione tra luoghi non contigui, propria della società digitale». Ma è proprio così? La nuova sintesi del geografo luganese Ferrata Scrivere la Terra – La geografia, sapere sullo spazio e azione sul mondo (Mimesis edizioni; 12 euro) saprà condurvi verso una geografia contemporanea «capace di un sapere riflessivo, che non dà tutto per scontato […], capace di contestualizzare e interagire con altre discipline in progetti pluridisciplinari; di legare fenomeni all’interno del paradigma della complessità».